«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi».

Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950) è stato uno scrittore, poeta, traduttore e critico letterario italiano. Viene riconosciuto come uno dei scrittori, poeti e traduttori più importanti del 900, personaggio di spicco durante la seconda guerra mondiale, arrestato e esiliato in Calabria dal regime fascista per in presunto coinvolgimento con gli intellettuali contro il regime stesso, che molto probabilmente non partecipò mai, scrivendo delle lettere solo alla Tina Pizzardo (matematica) della quale era innamorato. Le sue opere più conosciute sono: La luna e il falò, La Bella estate, La casa in collina, Dialoghi con Leucò, Il mestiere di vivere, Paesi tuoi, e le raccolte delle poesie, come Lavorare stanca. Fu anche un eccelebte traduttore in particolare dei romanzi americani come Moby Dick. Il 9 settembre del 1908 nasceva a  Santo Stefano Belbo, Cesare Pavese da  Eugenio Pavese e Consolina Pavese Mesturini. Il 27 agosto del 1950 moriva suicida a Torino, Cesare Pavese. Vinse nel 1950 con La bella estate Il Premio strega.

A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era cosí bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. – Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce –. Eppure una di loro, quella Tina che era uscita zoppa dall’ospedale e in casa non aveva da mangiare, anche lei rideva per niente, e una sera, trottando dietro gli altri, si era fermata e si era messa a piangere perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all’allegria.

“Incipit, La bella estate”