Scrivere la storia della regina Maria Antonietta vuol dire riprendere un processo più che secolare, nel quale accusatori e difensori polemizzano con la maggior asprezza. Il tono appassionato della discussione risale agli accusatori. Per colpire la monarchia la rivoluzione fu costretta ad attaccare la regina, e nella regina la donna. Ma è raro che veridicità e la politica dormano nello stesso letto, e là dove una figura è delineata con fini demagogici non si potrà aspettarsi molta giustizia dai facili servitori dell’opinione pubblica.
“Da Maria Antonietta”
Stefan Zweig (Vienna, 28 novembre 1881 – Petrópolis, 22 febbraio 1942) è stato uno scrittore, drammaturgo, giornalista, biografo, storico e poeta austriaco naturalizzato britannico. Viene riconosciuto come uno dei scrittori, biografi, storici austriaci più importanti di sempre, attivo soprattutto nel biografie di personaggi storici, come per esempio Erasmo da Rotterdam, Maria Antonietta, Montaigne, Tre maestri: Balzac, Dickens, Dostoevskij. Tra i suoi romanzi più conosciuti ricordiamo Il candelabro sepolto, Il mondo di ieri, Novella degli scacchi e moltissimi altri. Fu anche un grande pacifista e scambista di culture, e si schierò contro la prima e la seconda guerra mondiale, dalla quale venne anche esiliato e bruciati tutti i suoi libri. Il 28 novembre del 1881 nasceva a Vienna, Stefan Zweig. Muore il 22 febbraio del 1942 a Petrópolis.
Inerme di fronte alla realtà, Erasmo trova la sua vera vitalità esclusivamente nell’attività cerebrale.
Soltanto per quest’aura spirituale il sembiante di Erasmo acquista significato: ed è perciò incomparabile, indimenticabile il ritratto di Holbein[6], che lo rappresenta nell’istante più sacro, nell’attimo dell’opera creativa, capolavoro fra i suoi capolavori, forse senz’altro la rappresentazione pittorica più perfetta di uno scrittore quando il verbo vissuto si trasforma magicamente in lui nella concretezza visibile dello scritto. Tutti ricordano quel ritratto – chi, infatti, che l’abbia veduto, potrebbe mai dimenticarlo? […] Per ore ed ore possiamo fissare quel quadro, ascoltare il suo silenzio vibrante, giacché nel simbolo di Erasmo che scrive, Holbein ha eternato la sacra austerità di ogni lavoratore della mente, la invisibile pazienza di ogni vero artista.
“Erasmo da Rotterdam”