Ibsen ‹ìpsën›, Henrik. – Drammaturgo norvegese (Skien 1828 – Cristiania 1906). Tra i maggiori autori teatrali, ha elaborato nei suoi poderosi drammi l’idea dell’impossibilità dell’uomo di realizzare la sua aspirazione al sublime. Ai capolavori giovanili Brand (1866) e Peer Gynt (1867), centrati su tematiche esistenziali, seguirono le acute e disincantate analisi della realtà borghese di Samfundets støtter (“Le colonne della società”, 1877) e Et dukkehjem (“Casa di bambola”, 1879), mentre l’ultima fase della sua produzione è percorsa da una vena intimista e si colora di simbolismi e toni elegiaci: Vildanden (“L’anitra selvatica”, 1884), Rosmersholm (1886) e Hedda Gabler (1890).

Canto d’uccello

In un bel giorno di primavera
noi ci aggiravamo qua e là per il viale:
col suo mistero il luogo proibito
ci attirava.

La brezza che veniva dall’occidente era dolce;
azzurro era il firmamento.
Nei rami di un tiglio
cantava un uccello che nutriva i suoi piccoli.

Ed io con mille colori componevo
poetici quadri.
E due grandi occhi bruni si stupivano
e ridevano delle mie pitture.

Sulle nostre teste il pigolio degli uccellini
Si univa al canto degli uccelli.
Poi ci siamo lasciati
e non ci siamo riveduti più.

Ed ora quando solo
mi aggiro in questo viale
i gridi e i canti degli uccelli
mi perseguitano sempre.

La capinera ci ha intesi.
Delle parole che noi ci scambiammo,
ha fatto un poema
e lo ridice con una musica di sua composizione.

Questo poema tutti gli uccelli lo cantano,
poiché nel loro verdeggiante rifugio
tutti i piccoli cantori
celebrano il ricordo di questa adorabile giornata di primavera.

Fiori di campo e fiori di appartamento

«Mio Dio, il vostro gusto mi sembra strano.
Mi chiedo se avete gli occhi.
Essa veramente non è bella e, in verità,
è una piccola folle la vostra amica!»
Sicuramente starei meglio nella nota
del romanzo e del dramma del giorno,
se scegliessi l’eletta
fra i tipi normali.
Quei tipi che ricordano i fiori di serra,
che si alzano fra le due finestre del salone
e che inverdiscono al calore artificiale della stufa,
nella tiepida terra dei vasi.
Quei fiori che regolarmente si schiudono
dopo ogni inverno!
Sì, lo riconosco, se fossi ragionevole
è in questo genere borghese che avrei dovuto scegliere l’amata.
Ma a che scopo i consigli della ragione?
La sua voce mi perseguita!
Perché la ragazza è un delizioso fiore di campo
che conta sedici primavere.