Che cos’è la bellezza? Una convenzione, una moneta che ha corso solo in un dato tempo e un dato luogo. (da Peer Gynt)
Henrik Johan Ibsen (Skien, 20 marzo 1828 – Oslo, 23 maggio 1906) è stato un drammaturgo, poeta e regista teatrale norvegese. Viene considerato come uno dei più grandi drammaturghi norvegesi di tutti i tempi scrivendo capolavori come Casa di bambola e ricordiamo anche opere come Catilina, Peer Gynt, L’anitra selvatica, Spettri, Cesare e Galileo, Hedda Gabler, Il piccolo Eyolf. Il 20 marzo del 1828 nasceva a Skien, Henrik ibsen da Knud Plesner Ibsen e la madre Marichen Cornelia Martine Altenburg. Muore il 23 maggio del 1906 a Oslo.
Helmer: (dalla sua camera) Chi è che gorgheggia così? La mia lodoletta?
Nora: Sì.
Helmer: E chi è fa tutta questa confusione? Il mio scoiattolo?…
Nora: Sì.
Helmer: Quando è tornato a casa il mio scoiattolino?
Nora: In questo momento. (Rimette in tasca il pacchetto dei dolci e si pulisce le labbra.) Torvald, vieni a vedere cosa ho comprato.
Helmer: Ho da fare. Non disturbarmi. (Atto I, p. 18)
Eri molto carino con me: ma la nostra casa non è stata altro che un luogo di ricreazione. La mia vita! Con mio padre, una bambola-figlia; con te, una bambola-moglie. E i nostri figli, le mie bambole. Mi divertivo quando giocavi con me, come loro si divertono quando giocano con me. Ecco cos’è stata la nostra unione, Torvald. (Nora: Atto III, p. 87)
Helmer: Non ragioni: continui a parlare puerilmente.
Nora: Può darsi. Ma tu non pensi e non parli come l’uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l’angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. Ed io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t’eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell’attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli… Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero!
Helmer: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme…
Nora: Guardami come sono: non posso essere tua moglie.
Helmer: Ma io ho la forza di diventare un altro.
Nora: Forse, quando non avrai più la tua bambola. (Atto III, p. 91)
“Da Casa di bambola”