Non son ricordo di soavi amori,
Ne fatuo don di profumate mani:
Questi graziosi, verecondi Fiori
Nacquer sull’ossa de’ prodi italiani.
Sono ricordo d’una sacra terra
Che bevve il sangue, e il cener ha serbato,
Di quei che spense una tremenda guerra
Come la falce che pareggia il prato.
Poveri Fiori! Immota io li guardai
Con un dolor che mi facea diletto.
E sopra un bacio ardente vi posai
Come sul pegno d’un eterno affetto.
E mi parea sulla foglia appassita
Legger distinto il nome d’un caduto;
E il dolor di una speme non compita,
E un pensiero alla madre ed un saluto…
E un disperato addio, pieno d’amore,
Alla patria che un gioco iniquo affrena:
E il gran desio ch’ogn’italo che muore
Rompa un anello della sua catena.
Poveri Fiori! In cifre misteriose
Sopra le vostre foglie io veggo scritto
I dolori, le prove ardimentose,
Ogni vicenda di quel gran conflitto.
Vi serberò, dolce e triste memoria,
tra le care memorie della vita,
E sempre un nome, una pietosa istoria
Io leggerò sulla foglia appassita.
Ogni dolore mi parrà leggiero
Appo al duol che narrate all’alma mia:
Per consolarmi volgerò il pensiero
A voi, Fiori diletti, e a chi v’invia.
Il fiore azzurro è simbolo d’amore:
Il bianco è fede non serbata invano:
Un brivido mi desta il rosso fiore
Che sembra tinto dal sangue italiano.
Maria Virginia Fabroni (Tredozio, 2 dicembre 1851 – Tredozio, 10 agosto 1878) è stata una poetessa italiana. È stata una poetessa italiana con la grande passione per la musica, che con il tempo verrà quasi completamente dimenticata a causa forse anche la sua vita brevissima per via della tisi che la stronco a soli 27 anni. Verrà di nuovo pubblicato un suo libro solo dopo 140 dalla sua morte. Il 2 dicembre del 1851 nasceva a Tredozio, Maria Virginia Fabroni. Muore il 10 agosto del 1878 a Tredozio.