AURORA BOREALE
Quale potere disperde le luci settentrionali
Dietro il loro gioco d’acciaio?
Il solitario osservatore avverte il timore
Dalla potenza della natura,
Come quando apparendo,
Ha segnato il suo scatto scintillato
Nella fredda oscurità —
Ritiri e avanzamenti,
(Simile a un non volersi decidere del destino),
Metamorfosi e riprese di vigore,
E un raggio insanguinato.
Il dominus-fantasma si è smorzato del tutto,
Splendore e terrore andati
In presagio o promessa — e lascia filtrare
Il pallore, mite alba;
L’inizio del giorno, in corsa,
Come dentro una magnifica proiezione —
Come Dio,
Decretando e comandando
Le milioni di piccole lame che hanno irradiato,
Raccoglimento e dispersione —
Mezzanotte e mattino.
Herman Melville (New York, 1º agosto 1819 – New York, 28 settembre 1891) è stato uno scrittore, poeta e critico letterario statunitense. Viene riconosciuto come uno dei scrittori, e maestri innovatori della letteratura americana più importanti di sempre, autore di capolavori come Moby Dick, considerato ancora oggi uno dei libri più letti al mondo ancora nei nostri giorni. Il 1º agosto del 1819 nasceva a New York, Herman Melville da Allan Melville e Maria Gansevoort. Muore il 28 settembre del 1891 a New York. Melville oltre ad abere la passione per la letteratura fu un ottimo marinaio e appassionato del mare in generale.
Chiamatemi Ismaele. Qualche anno fa — non importa quanti esattamente — avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c’è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano.
“Incipit, Moby Dick – Hermann Melville” traduzione Cesare Pavese