Marg

Non saprei dire se di giorno o di notte se calpestando
io l’opposto marciapiede oppure se rapido
una volta di più passando
via con la macchina
ricordo però assai bene d’aver letto qualche mese
fa giusto al principio dell’inverno
scritto a caratteri maiuscoli e cubitali sopra un intonaco
dilavato di periferia con un pennello
intinto in una scura vernice color sangue rappreso
e facevano le lettere una specie d’arco in lieve un poco esitante
salita quasi ad esprimere
anch’esse nel loro incerto flettersi la tenerezza
commemorante d’ogni supremo addio
ciao dolcissima Marg proprio così
Ciao Dolcissima Marg e nient’altro
Dove sei Marg – non faccio da allora che chiedermi – dove vivi in quale
anonimo quartierino del Salario del Tiburtino o del Trionfale
dormi vegli parli mangi ridi sospiri gridi
piangi eccetera
trascini da una stanzuccia all’altra fino all’asfittico
balconcino la già molle
tua anca di imminente
Margherita
fai ondeggiare fra le magre scapole lunga
fino alla vita fino all’esile
giro dei blue jeans
la fulva enorme treccia
e dove mai sarà lui soprattutto – ignoto
completamente al comune lager metropolitano
e forse persino a te stessa
lui l’ugualmente dolcissimo tuo poeta?

Giorgio Bassani (Bologna, 4 marzo 1916 – Roma, 13 aprile 2000) è stato uno scrittore, poeta e politico italiano. Viene riconosciuto come uno dei scrittori, sceneggiatori e poeti più importanti di sempre, scrivendo vari capolavori come Cinque storie ferraresi che vinse il Premio Strega nel 1955, L’Airone che vinse il Premio Campiello, ma soprattutto raggiuse la fama con il suo romanzo Il giardino dei Finzi-Contini. Il 4 marzo del 1916 nasceva a Bologna, Giorgio Bassani. Muore il 13 aprile del 2000 a Roma.

Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini – di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno e della signora Olga – e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d’Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse l’ultima guerra. Ma l’impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d’aprile del 1957.

“Da Il giardino dei Finzi-Contini”