“e i quattro amici ripeterono a una voce sola la formula di d’Artagnan: «Tutti per uno, uno per tutti»” Dopo Il conte di Montecristo e l’amore che ho avuto per quel libro, ero curiosa di leggere altro di Dumas. A mio avviso, con I tre moschettieri scendiamo un pochino di livello rispetto al Conte: la storia è, secondo me, meno coinvolgente a livello emotivo. Avventure e intrighi rendono comunque avvincente questo romanzo, pubblicato inizialmente come feuilleton. Arrivato a Parigi, il giovane d’Artagnan conquista l’amicizia di Athos, Porthos e Aramis e, grazie al suo coraggio e alla sua abilità con la spada entrerà anche lui a far parte della guardia del re. I quattro diventano ben presto inseparabili e tenteranno di sventare le trame del cardinale Richelieu e della sua spia. Nonostante la mole, ho trovato la lettura di questo classico dell’800 abbastanza leggera. Dumas cerca di divertire con l’ironia e appassionare con l’avventura, non concentrandosi troppo sui fatti storici e politici che vengono solo tratteggiati. Anche i personaggi realmente esistiti (re, regine, cardinali, conti, ecc…), che sono tra i protagonisti del racconto, vengono descritti per il loro lato umano più che per il loro ruolo nella Storia. Ora vi faccio una domanda: voi che immagine avete dei moschettieri? Io, prima di leggere questo romanzo, me li immaginavo eroi senza macchia, irreprensibili, ligi al dovere. Niente di più sbagliato! Qui vengono ritratti come dei combina guai, sperperoni, ubriaconi, mascalzoni con le donne, ecc… insomma quattro simpaticoni, coraggiosi, leali al re e alla loro amicizia ma… attenti a quei 4!
Alessandra Micelli