Attraverso la rievocazione e ricostruzione del giardino che circondava la casa della sua famiglia, l’autrice, che quel giardino non ha mai conosciuto se non attraverso i ricordi del padre e dei parenti, presenta uno spaccato di vita quotidiana in Iraq, prima della Guerra del Golfo. Nata da una famiglia di cristiani iraqeni, la Nadir fa rivivere dinanzi ai nostri occhi un mondo perduto, fatto di tranquillità e abitudini scandite dai profumi di una terra pacifica e aperta, in cui le famiglie mangiavano sui prati e negli orti privati, immerse nei colori e negli odori di una terra abituata alla convivenza civile, in cui le cicogne nidificavano sui tetti delle chiese e le persone emigravano solo per studiare e poi tornare in patria. Quel mondo spazzato via dalla guerra è il simbolo di una storia che si ripete e che l’autrice rievoca, facendo della storia personale e familiare la metafora di una storia più vasta, in cui le ragioni del più forte sono destinate a prevalere su quelle di un popolo vittima della sua stessa ricchezza. Da leggere non solo per la piacevolezza del racconto e lo stile destinato a imprimersi nella memoria, ma anche per capire tanti eventi e fenomeni del nostro tempo.
Maria Carolina Campone