“Eravamo strani noi che ci innamoravamo in un giorno qualunque e facevamo l’amore sulle lenzuola inamidate, noi che dimenticavamo la terra e le radici, il refrigerio delle piogge e la necessità del dolore. Noi che smarrivamo il coraggio, che ci dimenticavamo di lottare, che ci addormentavamo troppo presto o troppo tardi, che credevamo in un dio soltanto o in nessun dio affatto, che non capivamo l’importanza fondamentale del dubbio. Noi eravamo quelli strani.” Mi ero innamorata della penna di Bianca Rita Cataldi leggendo qualche mese fa “Acqua di sole”. Lasciato passare qualche mese, ho deciso di fare il bis con “I fiori non hanno paura del temporale” e non sono rimasta delusa. Ho ritrovato la stessa scrittura capace di arrivare dritta al cuore e emozionare con uno stile semplice e leggero. Serena racconta e scrive la storia di sua sorella Corinna che nella Bologna di fine anni ’90 cerca le tracce del passato di suo padre, recentemente scomparso. Sono sorelle solo di madre eppure l’infanzia condivisa e l’educazione poco ortodossa ricevuta dalle figure femminili del loro nucleo famigliare, le uniscono inesorabilmente. L’indagine purtroppo le porterà alla scoperta di verità scomode che causeranno una frattura insanabile delle relazioni famigliari. Eppure, il romanzo svela che lontananza e rancore non cambiano la stoffa di ognuno di noi: il vestito che si cuce durante la più tenera età ti rimane addosso per sempre. È una storia che parla di famiglia, di radici, d’amore. È una storia che rimane impressa e che si divora in pochi giorni. Libro super consigliato!
Alessandra Micelli