In questo libro l’autrice racconta le proprie tragiche esperienze negli anni del nazismo. Il libro si apre con l’arrivo al lager e con lo smistamento approssimativo da parte dei medici nazisti, che quasi riesce a separare Trudi dalla madre. Ma la ragazzina ha già dovuto subire l’uccisione del padre e di altri familiari, la segregazione al ghetto, le follie dei tedeschi che uccidono o salvano in base all’umore e non vuole separarsi dalla madre, assolutamente no! Mostrando un estremo coraggio, o forse incoscienza, riesce a riunirsi alla donna. Da quel momento inizia un tragico periodo caratterizzato dalla fame, dal freddo, dal dolore, da un lavoro estenuante aggravato dalla debolezza fisica… Grazie a parecchia fortuna, a Dio e alla protezione di qualche gerarca, Trudi e la madre riescono ad uscire vive da quell’orrore. Una cosa fondamentale è cambiata, però: Trudi non si sente più tedesca e vuole raggiungere a tutti i costi Israele, dove non sarà più costretta a soffrire la fame e a sognare una tazza di cioccolata bollente. Come tutte le testimonianza dirette dei sopravvissuti, anche questa fa accapponare la pelle, mostrandoci, ancora una volta, che la bestialità umana non ha limiti.
recensione Anto Spanò