Ho comprato questo libro perché nella trama si menziona l’arte del kintsugi, antica arte giapponese che prevede l’utilizzo dell’oro per riparare oggetti. Grazie a queste riparazioni l’oggetto acquista un altro valore e diventa opera d’arte. Non è però un saggio bensì un lungo racconto senza dialoghi, ma ha una scioltezza nelle frasi per cui il racconto scorre senza pesantezza. L’autore descrive il protagonista in terza persona mentre le guest stars, le donne che hanno avuto una relazione con lui, parlano in prima persona. questa è la storia di un uomo anziano, introverso sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima e, scampato a quella di Nagasaki, perdendo però genitori e sorelle. Viene cresciuto dagli zii ma, appena può si trasferisce, dimorando in varie città grazie anche ad un lavoro che gli permette di viaggiare. Durante questi trasferimenti, nonostante le ferite visibili e non, riesce ad avere delle relazioni anche se non durature. E durante la narrazione, fanno capolino queste donne che prendono la parola e raccontano il loro rapporto con lui. Dopo tanto vagabondare, ormai in pensione, torna a Tokio, forse per poter avere quella pace interiore che ha cercato allontanandosi dalle sue ferite. Tuttavia, un altro accadimento lo porterà di nuovo a confrontarsi con il passato. E qui riprende il discorso del kinsugi, il tema principale di tutto il romanzo: un uomo ferito alla ricerca dell’oro che possa riparare le sue ferite. Ho trovato questo libro di una poesia sublime, nonostante tanto dolore. “Un terremoto frattura il presente, spezza la prospettiva, smuove le placche della memoria”.
Elena Antonini