A Travenì paese immaginario della regione dolomitica, viene rinvenuto tra i boschi un cadavere, ammazzato in modo barbaro. L’ esperta commissaria Teresa Battaglia coadiuvata dal giovane ispettore Massimo Marini, hanno il compito di svolgere le indagini su un caso intricato e misterioso. Tra i due colleghi il rapporto lavorativo e personale non è tra i più facili, la giovane età e l’inesperienza di Massimo metteranno spesso a dura prova la stabilità del commissario Battaglia, responsabile delle operazioni investigative. La trama si sussegue in una descrizione accurata dei luoghi dolomitici. Travenì anche se risulta essere un luogo inventato, diviene il perfetto paesaggio per un omicidio così misterioso. Gli abitanti di carattere omertoso ed ermetico al dialogo e all’accoglienza, rispecchiano totalmente i luoghi in cui vivono. Anche la commissaria, protagonista del romanzo, ha un carattere apparentemente burbero, distaccato ed insensibile, ma realmente empatica, con una forte emotività verso le vittime ed anche verso i “carnefici”. Conosce percettibilmente il significato delle parole sofferenza e dolore. Questo bipolarismo caratteriale, porterà Teresa a risolvere un enigma alquanto complicato. L’elemento fondamentale da sottolineare è la figura del “mostro”. Nella società odierna, spesso fatti di cronaca nera sono oggetto di dibattito pubblico, mass media ne commentano gli eventi, trasmissioni televisive diventano i principali tribunali , processi improvvisati determinano i palinsesti televisivi e il pubblico ricopre la figura della giuria popolare spesso priva di elementi processuali fondamentali. Il “mostro” in copertina a volte è un entità creata dalla società, dalla malvagità e dall’interesse personale e Fiori sopra l’inferno ne è una degna testimonianza.
recensione di Antonio Martino
Fonte immagine: credit P. Gurisatti.