Quando non è eloquente, mi piace andare a caccia del significato del titolo che l’autore dà al suo libro. In questo libro, all’inizio pare non ci sia correlazione tra il titolo e la storia narrata, poi a un certo punto della narrazione si capisce… e io l’ho capito maggiormente quando sono arrivata a fine lettura. È la storia di un’indagine, di un commissario, Teresa Battaglia, che indaga su un caso di omicidio e di una serie di aggressioni che si verificano in un paesino alpino in pieno inverno. La descrizione dei paesaggi e dell’atmosfera che si respira è ben costruita. Il paese è chiuso a riccio di fronte alla privazione della propria tranquillità e all’invasione di gente estranea. Il commissario cerca di fare luce su ciò che sta accadendo e lo fa con competenza, ragionando su ciò che vede e su ciò che sente. Comincia a disegnare un profilo psicologico dell’aggressore aiutata dai suoi collaboratori, ma sembra sempre mancare un pezzo… è una matassa difficile da districare e richiede tempo, cosa che in questi casi manca sempre. Teresa Battaglia è un osso duro, lo dimostra nel suo comportamento, nelle frasi taglienti che non risparmia a nessuno, ha intuizione e coraggio ma ha anche una forte umanità, custodita dietro una corazza che la vita le ha permesso di edificare intorno alla sua persona. Il libro ha un ritmo incalzante e lascia il fiato sospeso in diverse occasioni. Il finale, oltre che a rischiarare tutti i punti oscuri, l’ho trovato pure toccante, cosa insolita per un libro di questo genere. Scrittura piacevole e precisa. Lo consiglio.
Anastasia Pisani