Ambientato a Volterra tra il 1930 e il 1945, due ragazzi ventenni si conoscono, s’innamorano, assaporano il primo vero amore, la prima infatuazione, quella che fa palpitare il cuore. Fausto è uno studente romano che passa le vacanze estive a Volterra, saccente e presuntuoso la sua figura nella prima parte dell’opera, risulta essere prevaricante, antipatica. Anna all’opposto è una semplice ragazza, abituata a vivere la monotonia della campagna, si sentirà sempre in soggezione, secondaria rispetto al proprio amato. Scoppia la guerra, avviene l’armistizio del 8 settembre e Fausto fa una scelta non ponderata, non politica, quella di entrare nella resistenza partigiana. Vivrà un’esperienza con una visione distaccata, non condividendo e comprendendo spesso le scelte della formazione partigiana che hanno regole politiche ben delineate. L’esperienza della guerra e della lotta armata accrescerà velocemente il loro processo di maturazione; soprattutto Fausto risulterà essere più responsabile, il lettore avrà maggior empatia positiva verso questo interprete letterario. All’uscita del romanzo, l’autore ebbe aspre polemiche per la sua personale critica e perplessità verso una parte della Resistenza. Nel tempo il romanzo ha rispolverato il suo vero valore come testimonianza di un periodo storico complesso. Personalmente ho trovato delle similitudini tra l’opera di Cassola e Una questione privata di Fenoglio, per la scelta dei protagonisti a diventare partigiani non per motivi politici o per ideali di libertà, ma per un mero pretesto personale.
Antonio Martino