“ERAVAMO TUTTI VIVI” recita il titolo, e il succo del romanzo sta proprio in quel verbo: “ERAVAMO”. Già, perché negli anni dell’università Chiara, Anita, Max, Agnese, Alberto, Isabella ed Elia erano tutti vivi: amavano senza schemi, vivevano senza freni, avevano ideali politici e sociali senza disincanto e trasgredivano senza paura. Poi, il passare degli anni e le vicende della vita li hanno portati a morire un po’ giorno dopo giorno, diventando sempre più simili a quei genitori da cui avevano tentato di affrancarsi. E la morte di Max li pone di fronte ai loro fallimenti e disillusioni, innescando un viaggio a ritroso alla ricerca di quel momento in cui non si erano limitati a sopravvivere. Romanzo ben scritto, dalla struttura originale, in quanto narrato a ritroso. La narrazione non è imperniata su un unico punto di vista, ma di volta in volta cambia, lasciando emergere i singoli personaggi che sono individui a tutto tondo, i cui sogni sono destinati a infrangersi contro la banalità della vita quotidiana e in cui il lettore può identificarsi, in particolare se appartiene alla generazione dei protagonisti. Libro interessante, consigliato ai quarantenni in vena di amarcord!
recensione di Patty Barale