L’autrice, durante il suo lavoro, ha incontrato molte donne vittime dell’infibulazione, pratica barbara, ma profondamente radicata in Africa, che, secondo la tradizione, permette alla bambine di diventar donne degne di rispetto. Assolutamente raccapricciante il racconto di queste donne che ricordano la loro esperienza: il momento dell’infibulazione all’età di 8 anni, il volto e gli attrezzi arrugginiti delle mammane, gli atroci dolori dell’intervento senza anestetico, per non parlare degli effetti che caratterizzano le loro vite per sempre. Effetti dolorosissimi dal punto di vista fisico, ma anche psicologico. Il controsenso sta nel fatto che in Etiopia la pratica è ormai fuori legge, ma le autorità non fanno niente per combattere il fenomeno, anzi lo tollerano e, spesso, gli stessi militari si lasciano corrompere dalle mammane affinché facciano finta di non vedere. L’aspetto più terribile è che siano le stesse madri e nonne ad affidare le bambine nelle mani delle mammane perchè siano mutilate senza pietà! Perchè è meglio vederle soffrire o morire a causa delle infezioni, piuttosto che correre il rischio che siano escluse dalla comunità o che vengano additate come donne impure!
Anto Spanò