“Ora mi dava la nausea il sapere che non c’era via d’uscita. Ero legato a loro, a tutti loro, in modo definitivo.”
Cos’è che lega Richard Papen, il narratore, a “loro”, amici e compagni di college? Donna Tartt ce lo svela proprio all’inizio, in uno degli incipit più belli e spiazzanti che abbia letto. Siamo all’Hampden College, dove un ristretto gruppo di studenti segue le lezioni del carismatico oratore e docente di greco antico. Henry, i gemelli Camilla e Charles, Bunny e Francis accolgono nella loro cerchia l’ultimo arrivato Richard, un po’ un pesce fuor d’acqua per le sue origini californiane e lo status economico della sua famiglia. Tra lezioni, festini alcolici, droghe, weekend in campagna e riti dionisiaci, si avvicendano colpi di scena, omicidi, segreti. È difficile classificare il romanzo all’interno di un genere; spazia dal thriller, alla pseudo autobiografia, al giallo. È stato altrettanto difficile per me scrivere qualcosa riguardo questo romanzo che prima deve essere metabolizzato per benino perché il carico delle emozioni è forte. Dallo stile fluido, preciso ma denso, è un cult della letteratura mondiale, e dopo averlo letto si capisce perché. Il romanzo però non si sofferma solo sul mystery: scandaglia per bene la morale, il senso di colpa, il male travestito da bene o “l’intrinseco marciume del mondo”. Appena finito, viene voglia di rileggerlo daccapo.
Luana Indelicato