Da piccole lei e la sua sorellina maggiore Elisabeth erano molto in sintonia: stessi abitini, stessi cavallini di peluche, stessi comportamenti educati e per benino. Almeno in pubblico. Perché nel privato Margot (così in famiglia veniva appellata) era molto più ciarliera ed esuberante di Lillibeth ( la futura Regina) tanto che il loro papà, Re Giorgio VI, era solito dire: «Elizabeth è il mio orgoglio, Margaret è la mia gioia». E anche decisamente più ribelle e originale. Nonostante ciò erano legatissime. Il divario si apre quando la composta e responsabile sorella maggiore, alla morte del loro padre, all’età di soli 26 anni sale sul trono regale a reggere i destini della Nazione. La secondogenita di casa Windsor era nata il 21 agosto 1930 nel castello di Glamis in Scozia ed era stata chiamata Margaret Rose (ma per i media e la gente comune sarà sempre Meg); la sua registrazione però viene ritardata di qualche giorno per non farle occupare la casella n 13 (numero considerato infausto in Gran Bretagna) del registro parrocchiale e sarà battezzata il successivo 30 ottobre nella cappella privata di Buckingam Palace. Per una inspiegabile ragione tra i sudditi si sparse la voce che la piccola fosse sordomuta e solo la sua vivace e loquace presenza al matrimonio di suo zio George nel 1934 quando lei aveva 4 anni dissipò completamente i dubbi. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando il Visconte Hailfax suggerì a Chrchill che sarebbe stato opportuno far evacuare le principesse Elisabeth e Margaret in Canada, la risposta della loro madre, che si chiamava Elisabeth anche lei, passò alla Storia: «Le bambine non andranno senza di me. Io non lascerò il re. E il re non potrà mai andare via.» E così le ragazzine restarono nel Castello di Windsor reagendo con forza d’animo a disagi e paure dopo aver sopportato il gelo del Castello scozzese di Balmoral fino al Natale del ’39, dove «i bicchieri d’acqua sul comodino la notte ghiacciavano.» Meg è seconda in linea di successione, ma i successivi quattro figli che la Regina e suo marito Filippo di Edimburgo mettono al mondo, la liberano dal fardello e dal pericolo di un’eventuale ascesa al trono. Del potere in fondo non le è mai importato nulla. Di tracannare la Vita a grandi sorsate sì. E molto, golosa di divertimenti e di gaudiose gioie carnali com’è. Comincia presto a dare scandalo: in una biografia piccante il giornalista Noel Botham ha rivelato che nel 1947 tra l’allora diciassettenne Margaret e Sherman Douglas, figlia diciannovenne dell’ambasciatore americano a Londra si fosse instaurata una carnalissima amicizia e che già allora Meg rivelasse una ribollente sensualità. Passata l’infatuazione saffica (se veramente c’era stata) per la bella Sherman, Meg a 22 anni s’innamora perdutamente del capitano Peter Townsend, aitante ciambellano della Regina Madre, ex scudiero di suo padre Re Giorgio, Eroe della RAF nella seconda Guerra Mondiale e, soprattutto, sposatissimo. Cosa che per lei, in quei conformisti anni Cinquanta non costituisce un problema. Dato che lei conformista non è. Ma Meg non è molte altre cose: non responsabile né rispettosa, non è affabile né affidabile, non è pacata né controllata, ma soprattutto non è serena e né mai lo sarà. È però intelligente, ironica, estroversa, ridanciana, sbrigliata, e ribelle: le va stretto il continuo raffronto con l’impeccabile sorella e ancor di più il perenne invito alla moderazione, dato che lei della trasgressione farà sempre uso e abuso. Il 2 luglio 1953, giorno della fastosa incoronazione di sua sorella al trono, Meg si avvicina al suo amante Peter Townsend e fa un gesto piccolo piccolo: gli spazza via un granello di polvere dalla giacca della divisa. Un gesto piccolo piccolo ma che ha un’eco grande grande, rivelando al mondo un’intimità che i due erano riusciti, fino ad allora, a tenere segreta. Scoppia uno scandalo. La Principessa Margaret amante di un uomo sposato! Inammissibile. Peter, travolto dallo scalpore, divorzia e chiede la sua mano: i due amanti non più segreti vogliono convolare a nozze, ma quando lui si presenta a Sir Alan Lascelles, segretario privato di Elisabetta II affinché riporti ufficialmente la richiesta a Sua Maestà, questi lo gela: «Lei o è pazzo o seriamente ammalato.» NO, tuona il Primo Ministro Winston Churchill. NO, gli fa eco l’Arcivescovo di Canterbury. NO, seppure a malincuore, replica sua sorella Elisabetta che, come Capo della Chiesa Anglicana, non avrebbe potuto benedire il matrimonio in Chiesa, essendo lui divorziato. Vista la sua pervicace volontà di sposare l’adorato Peter, le viene proposta allora la rinuncia al diritto di successione (a lei e agli eventuali futuri figli) pur continuando a mantenere il titolo di Altezza Reale (e relativo cospicuo appannaggio annuale), ma Meg, spiazzando tutti, rinuncia a quell’amore (e lo fa pubblicamente alla radio) appellandosi ai suoi doveri nei confronti della corona inglese e della sua famiglia: «Vorrei che si sappia che ho deciso di non sposare il capitano Peter Townsend. Sono stata informata che, soggetta alla rinuncia ai miei diritti di successione, sarebbe stato possibile per me contrarre un matrimonio civile. Ma memore degli insegnamenti della Chiesa che il matrimonio cristiano è indissolubile e consapevole del mio dovere verso il Commonwealth, ho deciso di mettere queste considerazioni prima di altre. Ho raggiunto questa decisione del tutto personalmente e così facendo mi sono rafforzata del sostegno indefettibile e della devozione del capitano.» Peter viene spedito a Bruxelles e Margaret deraglia. Il Famous Grouse, ottimo whisky scozzese, le fa sempre più spesso compagnia e sovente “allegrotta”, cappottino Dior e tacchi a spillo (ma persino in ciabatte), la si vede in quella psichedelica “swinging London” degli anni Sessanta a mangiarsi la notte. E poi feste e sbornie come se non ci fosse un domani con amanti di lusso (Mike Jagger, David Niven, Peter Sellers, Warren Beatty tanto per citarne alcuni) o con ragazzi belli, infaticabili e più giovani di lei, come quel Robin Douglas-Home, nipote dell’ex primo ministro britannico Alec Douglas-Home, che quando lei ormai sazia lo lascia si uccide. Nel 1959 Peter Townsend sposa una giovanissima ereditiera belga Maria-Luce Jamagne, molto somigliante a Meg e questa ricambia annunciando il suo (discusso) fidanzamento con il fotografo Tony Armstrong-Jones. Il suo sfarzoso matrimonio con un commoner, il 6 maggio 1960, benché sia il primo royal wedding trasmesso in TV, fa storcere il naso a tutta l’aristocrazia europea nonostante lui venga prontamente insignito dalla Regina del titolo di Lord Snowdon. Neppure la nascita dei due figli David e Sarah (il cui parto lei pretende sia condotto con il cesareo) e di cui non sarà mai una madre attenta e premurosa, basta a renderla savia e costumata come l’illustre sorella. Dopo diversi tradimenti di lei e molte relazioni extraconiugali (e bisessuali) di lui, nel 1976 il divorzio è inevitabile. Poco male: per Meg è pronta una lussuosa Villa a Mustique, nelle Piccole Antille dove continua allegramente a scolarsi quotidianamente bottiglie di whisky (vizietto ereditato dalla gioviale Regina Madre), a circondarsi di amiche disinibite, ma soprattutto di vigorosi uomini (paparazzati spesso nudi) e a organizzare feste dove non mancano mai, pare, vassoi di “polvere folle”, come la chiamava eufemisticamente d’Annunzio, che di festini se ne intendeva. L’alternanza di euforia e depressione, di voglia di protagonismo e di bisogno di affetto, il desiderio malsano di stupire e di mettere i bastoni fra le ruote degli ingranaggi ben oliati di sua sorella la Regina, causano molti problemi alla Corte, cui Elisabeth spesso reagisce con fermezza, altre volte con regale sopportazione, qualche volta con sororale comprensione, e più spesso con british humour. Si racconta che un giorno a un suo collaboratore che era corso da lei allarmato: «Maestà, vostra sorella minaccia di buttarsi dalla finestra», lei, imperturbabile,abbia risposto: «Oh, non si preoccupi: l’ho sistemata in un appartamento al primo piano». A 47 anni Meg si prende un nuovo amante: Roddy Llewellyn che di anni ne ha 30, un fisicaccio da paura, voglia di lavorare nulla e anche poca pazienza. Le resiste accanto qualche tempo e poi la molla e lei tenta il suicidio con i barbiturici. Dopo di allora è tutto un declino: le vengono meno l’entusiasmo, la voglia di vivere, la salute. In perenne stato di alterazione (da alcol ma spesso anche da droga) è vittima di numerosi incidenti domestici, come quando si ustionò i piedi con l’acqua troppo bollente tanto che da allora farà fatica a camminare normalmente. Tre ictus la riducono su una sedia a rotelle, ingrassata, semicieca e con lo sguardo vacuo. Lei, il “sogno proibito” di Pablo Picasso (per sua stessa ammissione) muore il 9 Febbraio 2002 a 72 anni (ma ne dimostrava impietosamente molti di più) e al suo funerale è presente anche la Regina Madre che di anni ne aveva 102 e che le sopravviverà solo un mese. Le ceneri di Meg furono inserite nella tomba dei suoi genitori nella cappella di St George a Windsor. Sua sorella, la savia e integerrima Elisabeth vive e governa ancora, alla veneranda età di 95 anni. God save The Queen. Ma anche le Principesse folli e ribelli.
Daniela Musini