E’ un lungo monologo interiore quello che ci troviamo davanti. Il protagonista, un giovane, narra dall’infanzia fino ai vent’anni il disagio e le esperienze che l’hanno portato a riconoscere la sua omosessualità ma non ad accettarla. L’accettazione di se stesso, come uomo diverso dagli altri, non giunge e anzi il giovane si costringe a fingere impulsi, gusti e azioni che gli altri suoi coetanei fanno con naturalezza ma che a lui destano solo repulsione e a volte ironia. Nonostante l’idea di partenza sia davvero intrigante, lo scrittore adotta uno stile morboso, contorto che fa perdere il filo del discorso; a volte ad una seconda lettura ho capito i suoi pensieri. Non so se perchè Mishima qui usa uno stile che non fa pane con i miei gusti, o semplicemente perchè non ho oltrepassato lo scoglio iniziale che mi ha fatto bollare questo libro. Era un romanzo che volevo leggere da molto (ho già letto altro dell’autore), avevo tante e alte aspettative riguardo questo libro ma purtroppo mi ha delusa.
Luana Indelicato