Simile a qualcosa di divino non sei,
ma hai turbato il delirio corposo del vino
che langue nel bicchiere
sul limitare di una sera di fine estate.
Non ti invoco al rintocco dei Vespri
non piegherò le ginocchia sull’altare
per inquisire la sostanza.
Siederò sulle tue ginocchia senza cercare la compassione dello spirito.
Lasciami essere creatura alata
con il cuore di legno.
Accoglimi, plasmata da costole e fango
Stringi forte le mani – ti assolvo, amore-
intorno al collo declinato in abbandono
e porta la bocca oltre il perimetro delle stelle
per bere goccia a goccia il sudore dal cielo
capovolto in un tumultuoso spasmo.