Ambientato in Palestina negli anni 50 durante il cruento scontro bellico arabo-israeliano, Ichmad un bambino dodicenne, è costretto con la propria famiglia a lasciare la propria casa e a trasferirsi sotto gli ordini dell’esercito israeliano, in un piccolo appezzamento di terra dov’è presente un mandorlo: l’albero diventerà simbolo di resilienza. Mentre per i coetanei di Ichmad gli idoli sono cantanti ed attori, per lui la sua star sarà Albert Einstein. L’amore, la passione per la matematica, il suo genio innato, porterà il piccolo palestinese a gareggiare per una borsa di studio per una rinomata scuola israeliana. In questo romanzo vengono evidenziati l’odio atavico, il pregiudizio e il razzismo ideologico di due popoli divisi da differenze culturali e religiose. Lo studio, la voglia di rivalsa e di riscatto sociale ma soprattutto la potenza della cultura saranno il giusto grimaldello per scardinare il muro invalicabile dell’odio. Ho scoperto questo libro entrando in una libreria del centro della mia città e girovagando tra gli scaffali sono rimasto colpito dal titolo e dalla copertina. Una scelta alquanto semplicistica e da lettore neofita, ma nonostante tutto ho avuto la fortuna di leggere quest’opera ed ho avuto ulteriore conferma che sono i libri a “chiamarci” in ogni modo.
Ed. Feltrinelli
Antonio Martino