“Amava i cetacei perché, diceva, avevano fatto tanta fatica per abbandonare il mare e poi, una volta arrivati sulla terra, avevano deciso di ritornarci. Milioni di anni buttati per trasformarsi in un animale a quattro zampe e milioni di anni per tornare pesci. Danilo non capiva perché fosse così bella quella storia. Teresa gli aveva spiegato: «Perché quando si sbaglia, si deve saper fare marcia indietro».” “Come Dio comanda” è un romanzo forte. La cosa non stupisce considerando che è di Ammaniti e, si sa, lui predilige il pugno nello stomaco. Sono tre i protagonisti della storia: tre uomini che vivono ai limiti della legalità, che hanno alle spalle storie di dolore, che sono ai margini di una società che non accoglie e è buona solo a giudicare. Intorno a Rino, Danilo e Quattro Formaggi orbitano altre figure importanti per la trama, anche loro testimoni di sofferenza e difficoltà. E poi c’è Dio, che, a detta dei personaggi, interviene e aiuta. Lo invocano e lo percepiscono, lo trovano. La tragicità della realtà mostra però al lettore che nessun dio può esserci in quel dolore, o quanto meno nessun dio può averlo voluto. Nonostante il buio e la crudezza che il libro trasmette, vi assicuro che è una lettura che coinvolge. Certo, se decidete di leggerlo preparatevi a farvi ribaltare l’anima più volte, ma statene certi: invita a riflettere.
Alessandra Micelli