“Solitudine: un uomo di quasi settant’anni uccide il proprio figlio disabile. Solitudine: una moglie cerca di aggredire chi ha occupato il posto macchina assegnato al marito invalido. Solitudine: una famiglia si rivolge ai servizi sociali perché non vuole più occuparsi del figlio undicenne, autistico.
Sono tutte storie vere, comparse in questi anni sulle pagine di cronaca. Storie in cui si fa fatica a capire chi è la vittima e chi il carnefice. Ma io sento di capire entrambi, perché mi sento entrambi. Mi chiedo, nello stesso tempo: “Come hanno potuto?”, ma anche: “Come hanno fatto a non crollare prima?” In molti conoscono questo libro che ha vinto il Premio Strega 2023, purtroppo legato alla prematura scomparsa dell’autrice pochi giorni dopo la candidatura. Trovato su Vinted da un venditore che aveva un altro libro che volevo comprare, ho deciso di prenderlo e quindi leggerlo. È un romanzo molto breve e intenso. Ha uno stile sublime, lirico. Il tema, ovviamente, è ostico. Molti di voi lo sapranno, è un monologo di una madre malata alla figlia. Ma non c’è “solo” la malattia della madre a essere protagonista: c’è anche la malattia genetica della figlia. Dopo qualche pagina, considerando il dolore che poteva venirne fuori, ho pensato di lasciarne la lettura, ma poi ho deciso di andare avanti. Sicuramente, ora che lo ho letto tutto, posso dirvi che è una storia toccante, però non so: non sono ancora convinta che questo libro mi sia rimasto dentro. Pensavo qualcosa di davvero commuovente e invece in qualche modo, sono rimasta lontana dalle pagine. Forse la paura dell’inizio, quando ho capito davvero di cosa si parlava, ha creato una barriera o forse è proprio il tipo di romanzo che non fa per me: so che mi rimane un po’ un punto di domanda su questo titolo che, ovviamente, non mi è dispiaciuto ma che non mi è entrato nel cuore. Voi avete letto questa famosa opera? Vi è piaciuta?
Alessandra Micelli