“Ci sono poi milioni e milioni di donne che ogni mattina si sono alzate per accendere il fuoco, scaldare la pignatta, nutrire esseri umani e animali e badare ai campi. A casa si sono occupate dei vasi da notte e della biancheria sporca, dei morenti e dei neonati. Della maggior parte di loro non abbiamo mai sentito né sentiremo mai parlare. Ma la sopravvivenza della razza umana dimostra che ognuna di queste vite nascoste è stata, a modo suo, una specie di trionfo mai celebrato.” “Chi ha cucinato l’ultima cena?” mi ha incuriosita subito per il suo titolo: leggendolo ci si chiede subito come mai non ci siamo soffermati a riflettere nemmeno una volta sul ruolo che le donne possono aver avuto in un fatto così importante per la storia dell’umanità. E come per quell’episodio, non ce lo siamo mai chiesti nemmeno per molti altri… L’obiettivo di questo saggio è proprio quello di mettere in luce l’importanza che la donna ha avuto nelle varie epoche storiche. Parte dalla preistoria matriarcale in cui la femmina era al comando, concentrandosi poi sulla rivendicazione fallocentrica e quindi sulla subordinazione che la figura della donna è stata costretta a subire nelle società “più evolute”, anche a causa dell’introduzione dell’immagine di un Dio uomo. Per millenni, in quasi tutte le parti del mondo, la donna è stata dunque schiacciata dalla figura “superiore” dell’uomo, ridotta in una sorta di schiavitù e considerata come mero oggetto utile alla riproduzione. L’autrice ha voluto comunque sottolineare nelle varie epoche l’importanza del ruolo delle donne, del loro lavoro, del loro impegno, del loro ingegno e della forza con cui in diversi casi si sono ribellate a questo ingiusto sistema. Nell’ultimo capitolo, si mette in luce la svolta: finalmente la donna negli ultimi decenni ha ottenuti diversi diritti che le garantiscono libertà e istruzione, anche se purtroppo non ancora una vera uguaglianza. “Chi ha cucinato l’ultima cena?” è un saggio interessante e abbastanza semplice da leggere, anche se, considerato il titolo, mi sarei aspettata uno stile un po’ più ironico.
Alessandra Micelli