Cenere Olì, ovvero Rosalìa Derios, è una bella fanciulla di 15 anni, alta con occhi felini e bocca voluttuosa. È il periodo dell’anno in cui si raccolgono le “erbe di San Giovanni” e lei è scesa di notte nei campi della Cantoniera per raccogliere fiori di Verbasco, timo e asfodelo, necessarie per fare dei mazzetti poi usati come “medicinali”. Il suo nuovo giro di raccolta di erbe in realtà è motivato dalla speranza che si ripeta quanto già accaduto tempo prima e infatti per questo il cuore le batte ancora trepidante: in una passata serata d’inverno aveva ricevuto la visita di un giovane vicino, bello, aitante con occhi nerissimi e luminosi che accesero subito i suoi e fu subito folle amore! Olì non sa che la sua storia ripercorrerà quella di sua madre, vissuta nel dolore profondo. Ananìa, il giovane servo, le fa una corte serrata per molto tempo, ma all’improvviso decide di andare in continente e la invita a seguirlo. C’è il problema che è sposato con una donna vecchia con tanti soldi che presto, dice, morirà e potranno mettersi in regola. Lui parte e le promesse svaniscono quando Olì scopre d’essere incinta e cacciata di casa, chiede ospitalità alla vedova del brigante Zuan, Zia Grathia. Nasce Anania che cresce bello e selvatico ma ignorante e Olì dopo una lite con la vedova, decide di andare a piedi a Mamojada e poi a Nuoro! Prima di partire, mette al collo del bimbo un sacchetto detto “rezzetta” in cui inserisce alcune cose che potranno ricordarlo a suo padre. Arrivati stremati, porta il bimbo davanti ad un portone dicendogli di entrare e subito dopo svanisce. La moglie di Anania, zia Tatàna, lo “adotta” senza batter ciglio e da quel momento la vita del fanciullo prende una svolta decisiva. Si rivela un bravo bambino, volenteroso, amato da tutti, meno che da suo padre, per fortuna dal signor Carboni, uomo ricco e sindaco del paese che, avendo una sola figlia femmina, Margherita di cui Anania si innamorerà follemente, gli procurerà il denaro per poter continuare gli studi. Ormai bel giovanotto e studente in legge a Roma, ha notizie di sua madre tra le donne sarde che ” stanno a servizio” grazie ad alcuni conoscenti e s’impegna ad aiutarla a tornare ad essere una donna libera di stare in società e dimenticare il passato. Questa decisione non piace ad Olì che pensa che ciò possa condizionare la vita futura da avvocato e nella società per cui ancora una volta scompare, ma definitivamente. Il suo compito è finito e il romanzo si chiude pervaso da una sottile speranza che è nascosta come le scintille nella cenere, capaci di riaccendere il fuoco della vita. Anche ciò che c’era nella “rezzetta” è divenuto cenere ed il cerchio s’è chiuso, ma non la speranza! È una storia molto toccante che si legge abbastanza velocemente, piena di odori, profumi e usi d’altri tempi e incuriosisce la voglia di sapere se le cose miglioreranno o no. In conclusione questa è la vicenda umana di tante persone, specie donne di ogni tempo, che tenaci, hanno combattuto nella vita senza voler abbandonare mai la speranza, ultima a morire! Mi è piaciuto molto!
Maria Cisonna