Con “Canto della pianura” ritorniamo, placidamente, alle praterie sterminate della contea di Holt. Questa volta Haruf ci consegna una storia dolcissima, di rinascita e speranza, dove le brutture di pochi personaggi sono sovrastate dalla grandiosità delle imprese di una pletora di personaggi positivi. Tom Guthrie è un uomo ruvido e concreto. Sua moglie Ella vive in solitudine nel buio della sua camera da letto. È Tom ad occuparsi dei loro figli, Ike e Bobby, di nove e dieci anni, ragazzini instancabili e lavoratori, già enormemente responsabilizzati, nonostante la giovane età. Fra i banchi della scuola dove Tom insegna siede Victoria Roubideaux, sedicenne di una maturità squisita, incinta di un tizio ben poco rispettabile. Quando la madre, cinica e disinteressata, la caccia di casa, Victoria chiede aiuto a Maggie Jones, insegnante e collega di Guthrie, e la sua esistenza finirà per incrociare quella dei fratelli McPheron, due vecchi allevatori senza pretese ma con un animo gentile e caritatevole. In un viaggio letterario che è anche percorso esistenziale, Haruf ci fa riflettere sul senso delle cose, sul significato di affetto e di vicinanza, accompagnandoci verso la presa di coscienza che la famiglia non è un legame di sangue, ma piuttosto ciò che succede quando qualcuno si occupa di te. Grazie a una serie di personaggi adorabili, che entrano nel cuore del lettore per non lasciarlo più, Haruf fa emozionare, arrabbiare, sorridere e palpitare. In una parola: vivere. Consigliatissimo.

Stefania Russo