Violette è la guardiana del cimitero di Brancion-en-Chalon, si occupa delle tombe, dei fiori e del suo orto e si prende cura dei familiari che visitano i propri congiunti e degli animali che scelgono di popolare i viali solitari. Violette è una donna segnata dal dolore, un dolore che ha radici profonde: è stata abbandonata alla nascita, non ha mai avuto una famiglia e appare come un cane randagio al futuro marito Philippe Toussaint. I due formano una coppia male assortita, ma si aggrappano l’uno all’altra con la speranza di trovare la serenità che, ognuno a suo modo e per ragioni diverse, sta cercando. La vita matrimoniale si rivela, ovviamente, un fallimento, ma i due si tollerano e continuano un percorso comune, anche per il bene della piccola Leònine. Sono stati per anni custodi di un passaggio a livello, posto nel quale la bambina é cresciuta serena, grazie alle amorevoli cure di Violette. Leònine è allegra, ama salutare i passeggeri sui treni, il mare e il suo orsacchiotto di peluche. Con l’automatizzazione del passaggio a livello, la vita della famiglia Toussaint si è spostata in questo paesino, nel cimitero del comune di Brancion-en-Chalon, in cui Violette ha trovato la sua collocazione ideale. Philippe, invece, odia quel posto e non resiste a lungo in mezzo a tumulazioni, necrofori e tombe per il riposo eterno…. Per quanto mi riguarda, è un libro molto bello e ben strutturato: è costituito da capitoli brevi in cui si alternano le vicende dei vari personaggi e ci sono continui salti dal presente al passato affinché il lettore possa pian pianino conoscere tutto quello che c’è da sapere e farsi un’idea precisa di tutti i personaggi. Si tratta, infatti, di personaggi tormentati, che sono preda delle debolezze umane, che toccano il fondo, ma non tutti sono in grado di risalire la china. È un libro che, nonostante sia ambientato in un cimitero, racconta la vita, le passioni e la rinascita. Sarò sentimentale, ma ho amato molto l’idea della custode del cimitero che si prende cura con amore della dimora eterna dei nostri cari!
Anto Spanò