Perché amo sognare, amo l’amore, il romanticismo, perché nei sentimenti sono come il protagonista di 16 anni. Parla dell’adolescenza, il periodo più difficile dell’essere umano, la base per formare gli uomini di domani. Parla dei primi innamoramenti e il protagonista si innamora di un amore, il più difficile, il più sofferto, perché ama una ragazza che sta per morire. Lui ha un sogno: credere che il suo amore possa guarirla. Nonostante i suoi sogni continuano a sbattere contro la realtà, lui continua ad aggrapparsi ai suoi sogni. Con l’aiuto dei suoi genitori, del suo prof., della sua migliore amica, scoprendo poi di amarla, i suoi sogni possono diventare realtà. “…Ma io sono scappato! Io che dovrei essere capace di morire per lei pur di farla guarire! … Ti sbagli, Leo, la maturità non si vede nel voler morire per una nobile causa, ma nel voler vivere umilmente per essa. Rendila felice.”… Un libro che mi ha fatto riflettere sul dolore. La prima “fatica” letteraria di Alessandro D’Avenia, un prof. alla Keating (l’attimo fuggente), così lo definiscono; io lo vedo più alla maniera de Il piccolo principe. A parte ciò, questo è un libro sull’adolescenza, su quei ragazzi che non amano la scuola, in particolare su Leo, un ragazzo che ama le cose che amano tutte quelle cose che amano i ragazzi di una certa età (16anni), va a liceo tanto per andarci, per perdere tempo. Ma, un giorno arriva un supplente, giovane, che pian piano farà scoprire un altra faccia della scuola, insegnandogli la “vita”. Leo scoprirà ben presto che la vita è dolore e sofferenza ma da ciò imparerà a confrontarsi e a convivere con le cose brutte della vita e a trasformarle in esperienze. “Una volta ho letto in un libro che l’amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore” Ma io sono scappato! Io che dovrei essere capace di morire per lei pur di farla guarire!” Ti sbagli, Leo, la maturità non si vede nel voler morire per una nobile causa, ma nel voler vivere umilmente per essa. Rendila felice.”
Elena Antonini