Caligine nelle pupille, un padre
una madre da qualche parte sul volto,
l’est e l’ovest nell’ombra delle ciglia.
Sul mento e le guance sottili
i padri e le madri di altri prima.
Tra i capelli storie di acqua e di fuoco
nel baratro che si affaccia sui figli
del Danubio passati con la scia
di un lampo, distillati in troppi gradi
di separazione dalla dignità dei vivi.
Sulla fronte alta l’orgoglio molesto
di una canzone primitiva soffocata
da fazzoletti rossi stretti al richiamo
irresistibile – per il bene comune di uno –
dell’America e i resti della perestrojka
a rilascio graduale di disgusto lento
depositati nel fondo dello stomaco.
Nella piega del sorriso l’ ortodossia
di essere in pace con le moltitudini
che ha dentro senza contraddirsi.
Le labbra infine un caos verbale
di crocevia quando inciampando
in un sinonimo d’amore si distrae
seguendo il tintinno dell’alfabeto
barbaro della memoria.

Mirela Stillitano

Estratto da “Eudaimonia”
Inedito