Dal titolo è già chiaro che trattasi di un’autobiografia sui generis; e la lettura del testo non può che confermare le prime impressioni! Jack London tenta di esaminare e descrivere la sua vita di bevitore incallito, partendo dal primo incontro con John Barleycorn (nome con il quale è indicato e personificato l’alcol), che risale addirittura alla prima infanzia, quando gli fu affidato il compito di portare un bicchiere di birra al padre per ristorarlo dalla lunga e faticosa giornata di lavoro. L’allora piccolo Jack, non riuscendo ad evitare che la birra fuoriuscisse dal bicchiere, bevve almeno metà del contenuto prima di arrivare a destinazione. Se questo episodio possiamo considerarlo divertente, da qui in poi è un continuo racconto di bevute ed ubriacature di gruppo con lo scopo di non apparire meno uomo degli altri compagni di bevute. London dichiara di non essere un alcolista, di non sentire necessità dell’alcol, di non provare piacere nell’assaporare il liquido, ma le bevute si susseguono continue, solo con qualche interruzione momentanea, soprattutto nei momenti di studio intenso. E’ a quel punto che dichiara trattarsi di un problema della mente e non del corpo e che senza alcol è impossibile per lui scrivere le mille parole al giorno che si è prefissato come obiettivo. Devo ammettere che questa lettura non è stata poi così piacevole! Le avventure per terra e per mare che avrebbero potuto interessare il lettore passano in secondo piano, offuscate dalle continue bevute nei bar dei porti in ogni dove. Per quanto riguarda poi la questione alcol, penso che non si tratti affatto di una lucida disamina di un problema, tanto che lo stesso autore ha le idee un po’ confuse in proposito; prima scrive che è stato in grado di assumere quantità enormi di alcol, quantità che non molti avrebbero mai saputo sopportare, poi scrive che l’alcol gli è necessario, che desidera che arrivi l’ora del cocktail, che senza quel liquido prezioso le parole non fluiscono liberamente. Per ciò che mi riguarda, London ha personificato l’alcol proprio per trovare qualcuno a cui attribuire la colpa, insomma per crearsi un alibi inattaccabile. Nonostante questo libro sia stato abbastanza noioso, non mi pento della lettura, che mi ha permesso di conoscere un lato oscuro del celebre autore americano. E conoscere ed approfondire qualcosa non è mai tempo perso!

Anto Spanò