Psiche è una bellissima ragazza, la cui avvenenza suscita la curiosità e, allo stesso tempo, la gelosia di Venere: i tanti uomini innamorati di Psiche, infatti, hanno preso a paragonare la giovane alla dea della bellezza. Quest’ultima, per punirla, decide di inviare contro di lei suo figlio, Amore: le frecce del dio hanno infatti il potere di far innamorare le persone, e l’idea è quella di far innamorare Psiche dell’uomo più brutto sulla faccia della terra. Amore sbaglia però a scoccare la freccia, e finisce col colpirsi da solo: è dunque lui a innamorarsi perdutamente di Psiche. Ma il giovane dio non può mettere la madre a conoscenza della situazione: la reazione di Venere avrebbe infatti risvolti molto pericolosi. Così, Amore fa in modo che Psiche giunga al suo palazzo: il dio, celandosi di continuo per non rivelare la propria identità, riesce a conquistarla, e i due passano insieme accesi incontri di passione, che nessuna donna mortale aveva mai sperimentato. Tuttavia una notte Psiche, su consiglio delle sorelle invidiose, decide di spiare l’amante mentre dorme, per conoscerne l’identità. Non fa però i conti con la sua lampada a olio: una goccia scivola dalla lampada e termina sulla pelle di Amore, che si risveglia e, deluso e adirato, abbandona la ragazza.
Psiche è affranta per il dolore, tenta invano di uccidersi, non riesce a trovare pace, comincia a vagare per la terra alla ricerca di Amore: la soluzione, pensa la ragazza, è rivolgersi a Venere, pur sapendo che la scelta potrà costarle molto cara. Venere, infatti, sottopone Psiche ad alcune durissime prove: l’ultima di queste consiste nel recarsi agli inferi per chiedere alla dea Proserpina un’ampolla contenente un po’ della sua bellezza. Psiche supera tutte le prove, si reca nell’oltretomba, riesce a ottenere il vasetto, ma la sua curiosità la porta ad aprirlo: si rivela una trappola di Venere, perché il contenuto del vaso è un’aria soporifera che la getta in un profondissimo sonno. Amore, che nel frattempo ha cominciato ad avvertire la mancanza di Psiche ed è arrivato a ritenere insopportabile la sua assenza, corre in soccorso dell’amata e, pungendola con una freccia, la risveglia, rimproverandola perché già per la seconda volta la sua curiosità ha rischiato di esserle fatale. Amore vola quindi da Giove per chiedergli aiuto: il padre degli dèi acconsente all’unione dei due, e il racconto termina con il matrimonio, che permette a Psiche di diventare una dea.
(fonte Finestre sull’arte)
Amore e Psiche è un gruppo scultoreo di Antonio Canova, realizzato tra il 1787 e il 1793 ed è conservato presso il museo del Louvre, a Parigi.