“Perché la Storia, nessuna di loro ne dubita, rimane appannaggio ufficiale degli uomini, e per inserirsi nei suoi ingranaggi senza venirne stritolate, bisogna mascherarsi, giocare d’astuzia, crearsi alleati potenti, distribuire favori, sedurre, corrompere, punire – e sapere, al momento giusto, uscire di scena.” Era da tempo che questo saggio si trovava nella mia wishlist e mi sono decisa a leggerlo in occasione di un gruppo di lettura. Ogni capitolo di quest’opera è dedicato a una figura femminile che ha avuto una certa importanza nella Francia tra il 1500 e il 1700. Queste protagoniste del libro e della Storia o sono regine o sono amanti dei vari re che si sono succeduti nel periodo analizzato dalla Craveri. In comune, hanno tutte la capacità di influire sulla politica e sulla vita della nazione, nonostante la legge gli negasse praticamente qualsiasi diritto in quanto donne. Sentimenti, passioni e interessi però possono essere più forti di leggi o accordi internazionali e molte delle donne presentate nel saggio, consapevoli di ciò, hanno plasmato il volere dei sovrani a loro vantaggio. Hanno dunque determinato guerre, editti o relazioni tra le varie nazioni, facendo leva sull’ascendente che avevano su figli, mariti o amanti. Vien da chiedersi se questi meccanismi istintuali sono sempre stati e sono tutt’oggi alla base delle politiche su stretta e larga scala. La risposta che mi esce spontanea, soprattutto dopo aver letto “Amanti e regine”, è sì. Certo, l’epoca analizzata del saggio era critica e la corte francese sapeva arrivare agli eccessi, tuttavia sono convinta che, in ogni contesto, sia l’amore (materno, platonico, assoluto, carnale, ecc…) a determinare la maggior parte delle nostre scelte. Nonostante appartenga al genere saggistico, “Amanti e regine” è una lettura scorrevole che consiglio soprattutto a un pubblico femminile per ricordargli il potere che abbiamo la possibilità di usare o non usare anche quando il contesto non ci garantisce l’uguaglianza.

 

Alessandra Micelli