“L’amore, quello vero, è quello che la gente nasconde. Quello che rende fragili e cattivi, quello che rende meschini. Quello che rende avidi. Disposti a tutto. L’amore è scuro, vischioso, è il sangue che si addensa e chiude i contorni di una cicatrice. La patina ruvida e opaca che si è depositata sulle ossa consumate di Luce, a quello assomiglia l’amore. È muffa, che ti vive addosso mentre tu sei morto. Quello che non vorresti far vedere a nessuno. L’amore che ti vergogni di provare.” Un bel romanzo, che ti tiene incollato alle pagine: questo per me è “Acquanera”. È una storia a tinte fosche, con atmosfere cupe, brumose, come lo è quella delle zone lacustri dove è ambientata la trama. Fortuna torna al paesino d’origine per avere notizie di Luce, la sua amica di infanzia. Il ritrovamento di un corpo, sembra farle pensare che possa essere il suo. Questo rientro a “casa” è l’occasione per la protagonista di raccontare la storia della sua famiglia, in particolare delle donne che l’hanno preceduta, Elsa e Onda. Donne forti e sole. Donne coraggiose e legate indissolubilmente alla morte. È il primo romanzo di Valentina D’Urbano che leggo e mi è piaciuto molto (forse ho qualche perplessità su una parte del finale… mi ero immaginata una causa della scomparsa di Luce totalmente diversa). È stato coinvolgente, scritto con una penna contemporanea ma vicina a chi legge. Non mi ha per nulla fatto paura, anche se il macabro e l’oltretomba sono molto presenti, perché la protagonista e le donne a lei vicine sono “strane” eppure simili a tutte noi.
Alessandra Micelli